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Miti da sfatare sulla vita in Germania

Written by Guest

E’ iniziato con il post sull’Australia e ci ritroviamo a ricevere commenti su tanti paesi! Continuiamo allora con la Germania e i miti da sfatare!

Nonostante non sia sempre corretto usare termini assoluti come “tutti” o “nessuno”, “sempre” e “ovunque”, mi piace darvi una visione più autentica e meno idealista della vita in Germania. Dopo 15 anni in questo Paese e svariate esperienze sul lavoro e nel privato, sia mie sia di decine di expat e migranti incontrati e accompagnati nel loro soggiorno tedesco.

La puntualità in Germania è sacra

Forse per alcuni, di certo a livello personale è vero: i ritardatari non fanno bella figura, ricevono sguardi sprezzanti per la loro mancanza di rispetto verso chi attende. Ma di certo due ambiti smentiscono il mito della puntualità tedesca: i treni e i medici, ambiti nei quali il concetto di puntualità viene misurato con molta tolleranza. I treni IC e ICE (i nostri interregionali e pendolini) sono tra i meno puntuali.

Nel 2021 solo il 75% è arrivato puntuale a destinazione, tra i treni che non sono stati annullati. E questo nonostante la Deutsche Bahn (= le ferrovie tedesche) considerino “puntuale” un treno che entra in stazione con non più di 5 minuti e 59 secondi di ritardo! I treni in ritardo hanno difficoltà a recuperare durante la marcia, in quanto le infrastrutture risalgono in molte tratte agli anno 90, con relativi limiti tecnici.

La velocità dei c.d. treni ad alta velocità infatti è non tanto veloce: un ICE Monaco-Berlino, paragonabile a Milano-Roma, impiega ufficialmente 4 ore e mezza o cinque, i nostri Frecciarossa 3.15-3.40 (e costano molto meno).

Nella prassi noi in Germania non facciamo affidamento sui treni, se abbiamo un appuntamento prendiamo il treno precedente a quello che sarebbe necessario prendere secondo le tabelle di marcia.Gli appuntamenti dai medici sono considerati puntuali se iniziano entro 15 minuti di ritardo dall’orario previsto, e questo accade solo nel 15% dei casi. Oltre la metà degli appuntamenti inizia con mezz’ora o più di ritardo.

In pratica, noi in Germania prendiamo un giorno di ferie per andare dal medico, in quanto non sappiamo garantire al datore di lavoro un orario in cui potremo essere davvero in servizio dopo la visita prevista.

In Germania tutto è efficiente.

La più grande panzana che circola all’estero e contro la quale puntualmente si scontrano i novelli immigrati. La Germania è un sistema inefficiente, antiquato, ridondante, lento

Ad esempio, tutte le comunicazioni ufficiali avvengono in modo cartaceo per posta – proprio la busta con il francobollo portata a mano dal postino!

Per quanto sia vero che la posta arrivi sul territorio nazionale in 2-3 giorni lavorativi (cosa che già stupisce alcuni italiani), la ridondanza dei moduli, certificati, copie, fogli che circolano è fantozziana.

Ad esempio: mando una mail all’assicurazione sanitaria e mi risponde per posta oltre un mese dopo, l’Agenzia del Lavoro tranquillamente oltre tre mesi dopo – ovviamente con una risposta generica e inutile, non pertinente al mio caso. La mancanza di modernità è una delle cause della situazione.

Ad esempio, le ricette mediche elettroniche sarebbero in teoria obbligatorie dal 1.1.2022 in tutto il territorio federale. Ma nel progetto pilota di sei mesi in due regioni ne sono state emesse solo una quarantina da 16 studi medici (probabilmente quelle di prova durante l’installazione del software).

E ovviamente per questo aborto è stata creata anni fa un’infrastruttura burocratica elefantiaca, con tanto di ente di organizzazione/supervisione/ecc ecc… per quanto i tedeschi riportino solo le notizie che mettono in cattiva luce gli altri Paesi, duole dire che in termini di e-prescription sia Portogallo che Italia fanno meglio (ma ai tedeschi non si dice, ché tanto non ci credono).

Altre barriere digitali sono la mancanza della PEC e dello SPID, quindi limitatissimo accesso digitale alle pratiche degli uffici pubblici.Concausa di questa inefficienza sono le competenze e le responsabilità estremamente frammentate, che impediscono di risolvere problemi banali in modo ovvio e intuitivo.

Ogni procedura è suddivisa in passaggi e sottopassaggi per cui la lentezza e lo scaricabarile sono la prassi, nessuno si prende la responsabilità oltre il proprio frammento di competenza e il problem-solving resta un’utopia. Tra noi expat si dice che la Germania sia il deserto del customer service.

E io aggiungo: “Max Weber era tedesco, Macchiavelli italiano”.

Per la cronaca: siamo grati al coronavirus che ha accelerato il processo di digitalizzazione e abbattuto alcune barriere contro le comunicazioni online.

I servizi al pubblico funzionano

In un intricato dilemma se sia nato prima l’uovo o la gallina, rincresce affermare che questo mito crolla a causa (o in conseguenza?) dei punti precedenti.

 Aspettare per mesi una risposta di una pratica fatta presso qualsiasi ufficio pubblico (es. ufficio delle finanze, del lavoro, dei servizi sociali, dell’immigrazione) è purtroppo diventato normale – e magari poi la risposta è solamente il copia&incolla di quello che si legge sul sito (o sulle decine di volantini e brochure che ancora circolano!), informazioni generiche non risolutive che le persone smart già avevano trovato su internet mesi prima. 

In Germania non c’è disoccupazione.

Le statistiche sulla disoccupazione in Germania sono una delle migliori performance di make-up politico che io ricordi (forse a pari merito con i morti per covid nel 2020). Ora vi spiego perché… Innanzitutto vengono considerati solo i disoccupati iscritti all’agenzia federale del lavoro che abbiano già lavorato in Germania con contratto regolare e assicurazione sociale, senza considerare quelli che il giorno della misurazione, l’ultimo giorno del mese di solito: 

  • sono malati, escamotage molto frequente tra chi è disoccupato per prolungare il proprio sussidio o evitare di venir reclutato per mansioni sgradite
  • stanno frequentando un corso – anche se solo qualche ora quel giorno! (es. un seminario dove spiegano come scrivere il curriculum)
  • cercano lavoro, ma non sono iscritti all’agenzia del lavoro
  • hanno un’occupazione di almeno 15 ore a settimana.

In Germania si trova lavoro.

Ni. Servono medici, infermieri, tecnici, ingegneri, architetti, informatici – se parlano un tedesco perfetto sono ancora più benvenuti. Ma per gli altri le chance di trovare un lavoro sono pochissime.

Per quanto i media ripetano da anni la tiritera della Fachkraftmangel (= la carenza di personale qualificato), i datori di lavoro sono troppo ottusi per considerare curricula non ortodossi, ossia fuori dallo standard tedesco con scuole e Ausbildung.

Molti stranieri trovano ciò frustrante: tanti ragazzi italiani con diploma di istituto tecnico non vengono riconosciuti dal mercato del lavoro come risorse utili, idem chi ha una laurea umanistica o “esotica”. Il riconoscimento dei titoli di studio è una chimera e la diffidenza dei datori di lavoro fa sì che, piuttosto di assumere un candidato fuori dal coro, lascino le posizioni vacanti.

L’agenzia di collocamento non funziona per l’intermediazione: non hanno una visione realistica del mercato e delle dinamiche aziendali, sono rimasti ai 324 lavori codificati dall´ ordinamento tedesco. Ad alcuni, non da ultimo alla sottoscritta, è stato consigliato di mentire sul proprio CV per non risultare iperqualificati e versatili.

In Germania si guadagna tanto “anche un operaio prende 3-4mila euro al mese”

Quando sento proclamare i salari fantasiosi che ci attribuiscono, penso “in che film?”. Certo un medico, un ingegnere, un informatico o un analogo professionista laureato e esperto in ambito scientifico (N.B. Il genere maschile!), che sappia il tedesco (o meglio ancora sia tedesco e abbia titoli di studio tedeschi) non ha problemi a raggiungere un netto mensile di 4-5mila Euro, anche 7-8mila. 

Ma, parlando di lavoratori senza qualifiche tedesche (l´Ausbildung, un percorso formativo di 3 anni che qui serve anche per fare mestieri elementari e intuitivi) e non in professioni MINT, è molto più probabile imbattersi in posizioni retribuite con il salario minimo lordo orario, attualmente 9,82 Euro.

Per parecchi italiani già sembra una conquista avere questo tipo di contratto in regola perché purtroppo i lavori regolari in gastronomia rappresentano un’esigua minoranza. Oltre alla gastronomia italiana, dove lavorare in nero senza diritti è la triste quotidianità, i lavori pagati con il salario minimo sono anche gli addetti alle pulizie, operai generici, cassieri nei supermercati/discount, commessi e fattorini. 

So che in Italia qualcuno lavora per 4-5 Euro all´ora o 400 Euro al mese, ma non dimentichiamo che questi 9,82 Euro all´ora sono lordi. Per cui un lavoro a tempo pieno con 40 ore settimanali significa uno stipendio lordo di 1702 Euro lordi, per cui – ad esempio – un single cattolico senza figli a Düsseldorf e con assicurazione sanitaria pubblica si troverà netti in busta paga 1.252 Euro al mese… dove un monolocale di 25 mq in affitto costa non meno 550-600 Euro al mese (spese incluse, in zone medio-basse) e un biglietto urbano del tram 3 Euro.

Con i sussidi sociali “si vive bene, ti danno la casa e il corso di tedesco gratis”.

Idem come sopra “in che film?”. Precisiamo che qualche anno i corsi di tedesco per i cittadini europei non vengono più erogati gratuitamente, in quanto è una libera scelta risiedere in Germania e la responsabilità di comprendere la lingua è del singolo – con le solite eccezioni per chi viene considerato una risorsa professionale in ambito tecnico-scientifico (però i corsi sono finanziati dal ESF, non dallo Stato tedesco).

Può venire però rimborsata la metà dei costi sostenuti, se si ottengono buoni risultati nei tempi prestabiliti: mi sembra una soluzione equa e logica per evitare spreco di risorse e gratificare i più meritevoli.

In merito alla casa, è vero che in teoria si può aver diritto a un alloggio a prezzi calmierati ricevendo il c.d. WBS (Wohnungsberechtigungsschein), peccato che non esistano di alloggi liberi.

Si calcola che in Germania manchino circa un milione e mezzo di appartamenti e il numero di quelli a edilizia convenzionata è quasi dimezzato negli ultimi 15 anni.

I locatori privati preferiscono affittare le proprietà a prezzi di mercato che a inquilini con il WBS. Chi beneficia del sussidio sociale (una sorta di reddito di cittadinanza) ha, oltre ai 449 Euro mensili per le spese correnti e qualche decina di Euro per spese extra (es. 67 Euro al mese durante la gravidanza, extra per il riscaldamento, trasporti pubblici e attività ricreative a cifre simboliche), anche una quota dedicata all´affitto, ma decisamente inferiore a quello che serve per un affitto sul libero mercato.

Inoltre, qualsiasi extra va richiesto formalmente con decine di moduli e viene approvato anche dopo mesi dalla richiesta…. Quindi si vive bene con il sussidio sociale?

La mia risposta è: “Dipende a cosa si è abituati e a cosa si ambisce. E – sinceramente- dipende anche a quanto si riesce a guadagnare in nero oltre al sussidio ricevuto, come fanno tantissimi italiani”.

In Germania le famiglie sono agevolate.

Ni, lo sono le coppie sposate e ancora meglio se senza figli.

Questo perché un coniuge a carico consente molteplici detrazioni (es. circa 8000 Euro sulla tassa del reddito da lavoro e 800 sulla tasse di rendite finanziarie, un figlio a carico non altrettanto).

Quindi sono soprattutto le coppie a risparmiare sulle tasse, una delle quali guadagna molto e l’altra poco o nulla. Un esempio a partire dal 2020: un partner lavora a tempo pieno e ha un reddito imponibile di 45.000 EUR all’anno, l’altro lavora a tempo parziale e ha un reddito imponibile di 15.000 EUR all’anno.

In quanto coppia non valutata insieme, uno dovrebbe pagare l’imposta sul reddito di EUR 10.244 e l’altra di EUR 1.085 (esclusi tassa di solidarietà e tassa sulla chiesa). Per un reddito congiunto di 60.000 euro, entrambi pagano 955 euro in meno di tasse se fanno una sola dichiarazione dei redditi congiunta.

Un genitore single che mantiene uno o più figli non gode di altrettanti benefici, nemmeno un single senza figli: l’Europa già ai tempi del Cancelliere Kohl aveva ammonito la Germania per questa pratica fiscale discriminatoria introdotta negli anni 50 per agevolare gli uomini reduci di guerra a reintegrarsi nel mondo del lavoro arginando contemporaneamente le donne in casa, ma siamo nel 2022 e non è cambiato nulla.

Che ne pensate? Questi miti da sfatare sulla Germania vi hanno colpito?

Elisa Pugliese (aka Elisa Stella), Germania

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Guest

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1 Comment

  • No, mi conferma quanto si legge in Italia da venti anni a questa parte sulle riforme Hartz volute dal cancelliere social-démocratico nel 2004. Quelle di cui si disse che la Germania da « grande malato » era diventata « locomotiva d’Europa » e furono imposte anche in Italia nella forma più brutale tra 2012 e 2016 ma in realtà da prima, con l’abolizione della indicizzazione dei salari, i ticket sanitari, i cococo di Prodi nel 1997, fino al Jobs Act di Renzi nel ‘16.

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